YAQUI

E' STATO UN MITO

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view post Posted on 20/4/2024, 13:34
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Marlon Brando, ecco chi è stato il suo unico vero amore

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Stella Adler, insegnante del famoso Actors Studio di New York, durante una lezione ordina agli allievi di comportarsi «come polli mentre una bomba nucleare sta per schiantarsi». Marlon Brando rimane immobile. «Io sono un pollo, che ne so di bombe?» – foto

C’è stato un prima e un dopo Brando. Il prima, con attori impostati, dizione perfetta, enfasi retorica. Il dopo si chiama Robert De Niro, Al Pacino, Daniel Day Lewis. Immedesimazione totale nel personaggio, naturalezza, meravigliosa finzione che sembra più vera del vero.

MAI PAROLE CONTRO QUALCUNO – Senza Brando, nato a Omaha, Nebraska, cent’anni fa e scomparso nel 2004 a 80 anni, forse non esisterebbe il cinema di oggi. Meravigliosa creatura da giovane, capace di fare innamorare donne, uomini e persino l’asfalto dei marciapiedi di New York, sciupato dalla vita da vecchio, quando delusioni, lutti pesanti e lividi sul cuore diventano un fardello insopportabile. «Eppure un dato stupisce e commuove nel leggere della sua vita: non troverete una sola parola maligna nei confronti di nessuno», racconta Giulio Base, attore e regista, neo direttore del Torino FilmFestival (dal 22 al 30 novembre), che ha scritto l’introduzione dell’autobiografia di Brando, Le canzoni che mi insegnava mia madre, rieditata da La Nave di Teseo in occasione del centenario della sua nascita. «Per esempio, s’era scontrato parecchio con Bernardo Bertolucci, quando aveva recitato nello “scandaloso” Ultimo tango a Parigi. Diceva che il regista italiano aveva utilizzato alcune sue confidenze relative agli anni di psicoanalisi per disegnare il protagonista del film, nevrotico e irrisolto. Con Gillo Pontecorvo, nel corso della lavorazione di Queimada, venne addirittura alle mani, tanto che il regista prese a girare con una pistola in tasca, per evitare ulteriori guai. Eppure, quando gli chiesero quali fossero i registi con cui aveva girato i film più belli, Brando citò naturalmente Elia Kazan di Fronte del porto e di Un tram che si chiama desiderio, ma poi proprio Bertolucci e Pontecorvo».

È d’accordo con lui? «Beh, è difficile non pensare anche a quelli girati con Francis Ford Coppola: Apocalypse now e Il padrino».

L’ovatta tra le guance per biascicare come un vero mafioso italoamericano fu un’idea di Brando. La morte nell’orto di casa, mentre gioca col nipotino, anziché ucciso dai rivali in un conflitto a fuoco, è indimenticabile. «Ecco, lì Marlon è stato unico, in una scena come quella si percepisce il suo incredibile talento. Da attore, e lo dico con totale riverenza, so che le cose più difficili sono recitare con gli animali e coi bambini, perché hanno un magnetismo naturale che cattura l’attenzione dello spettatore. Nel Padrino, Brando inizia con un gatto sulle ginocchia e finisce con un bimbo».

Ma la sua interpretazione migliore qual è? «Lui aveva un’incredibile ricerca della perfezione, pensate che persino lo Stanley Kowalski di Un tram che si chiama desiderio, che tutti giustamente consideriamo fantastico, non lo accontentava. In questo senso, Brando era come Michelangelo, che dopo aver finito di scolpire una meraviglia come Mosè, gli dice: “Perché non parli?”. Io però amo soprattutto un film meno noto, Riflessi in un occhio d’oro (di John Huston, ndr), nel quale Marlon apparentemente fa pochissimo. Interpreta un maggiore dell’esercito, omosessuale. Questo film sarà presentato a Torino nell’ambito del festival Lovers, diretto da Vladimir Luxuria, che anticiperà il mio, nel quale dedico una retrospettiva a Brando, con tutti i suoi film».

Benvenuti a The Brando: è finalmente aperto il resort super lusso sull’isola che Marlon Brando comprò nel 1967 – guarda

Brando non faceva mistero della sua bisessualità. «Sì, ne parlava con assoluta naturalezza. È stato un uomo incredibilmente moderno nel modo di porsi. Ambientalista ante litteram quando andò a vivere a Tetiaroa, un’isoletta della Polinesia, e si impegnava per il rispetto della natura. Sensibile nei confronti delle minoranze, basti pensare che mandò una nativa americana a ritirare la statuetta del suo Oscar per Il padrino».

Nell’autobiografia, Brando, che ha amato bellezze come Marilyn Monroe, Anita Ekberg, Ava Gardner, rivela quale è stata la donna della sua vita? Magari la madre del titolo? «Sembrerà incredibile: la sua babysitter, una ragazza indonesiana. Forse anche per questo motivo poi cercò per tutta la vita ragazze “esotiche”, non le classiche wasp, bianche, anglosassoni, protestanti.

I genitori di Marlon erano alcolisti, il padre a un certo punto lasciò casa e capitava che lui e le sorelle si ritrovassero a dover cercare la madre in giro per i bar del quartiere. La babysitter, di cui lui ricorda i capelli setosi, il seno caldo sul quale si rannicchiava, invece lo faceva sentire accudito».

Oltre al Brando cinematografico, ci ricordiamo tutti anche l’uomo al processo del figlio maggiore Christian (poi condannato a 10 anni per omicidio premeditato, ndr), che aveva ucciso il fidanzato di sua sorella Cheyenne. «Disse: “Come padre, ho fallito”, e pianse. Sono rimasto sempre con il dubbio: sarà stato sincero? Oppure quella testimonianza era un’altra delle sue immense interpretazioni d’attore? Di una cosa, però, sono certo: fu un grande atto d’amore».

Giovanna Fumarola

https://www.msn.com/it-it/intrattenimento/...e08765816&ei=18
 
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view post Posted on 20/4/2024, 13:45
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