Importanti reperti in mostra a Bolzano
Quando i dinosauri passeggiavano
sulle Dolomiti
Questa area alpina era costituita da vaste piane di marea e lagune costiere
I dinosauri possono riscrivere i confini dell'Italia preistorica, di E. Curzel (21 settembre 2010)
Impronta di un dinosauro trentino scannerizzata (da Photonics.com)
MILANO - Nuovi indizi contribuiscono alla definizione di una delle «scene del crimine» più importanti della storia del pianeta, l'estinzione di massa al passaggio tra il Permiano e il Triassico che circa 250 milioni di anni fa mise a dura prova la vita sulla Terra. All'epoca scomparvero il 95% delle specie marine, il 70% dei vertebrati terrestri e persino gran parte degli insetti: una catastrofe che ora viene imputata soprattutto a eruzioni vulcaniche di immane portata, anzitutto, che dalla zona corrispondente all'attuale Siberia riversarono all'esterno milioni di chilometri cubi di lava, spararono gas serra nell'atmosfera e acidificarono gli oceani, innescando problemi a cascata. E nelle Dolomiti sono presenti importanti affioramenti di rocce risalenti a quel periodo.
DINO & CO. - «All'incirca 260 milioni di anni fa», spiega Evelyn Kustatscher, paleontologa e curatrice della mostra Dino & Co. Sauri delle Dolomiti, dal 18 ottobre al Museo di scienze naturali di Bolzano (chiuderà l'8 aprile 2012), «l'area delle Dolomiti assomigliava all'attuale pianura del Po. Era una vasta piana fluviale, bordata a ovest da rilievi montuosi. Il paesaggio, dominato dalle conifere, ospitava anche felci ed equiseti. E le cosiddette ginkgofite, antenate dell'odierno ginkgo: una sorpresa, questa, emersa dai fossili trovati recentemente della gola del Bletterbach. Ad abitare il posto, concentrati nelle zone circostanti fiumi, laghi e stagni, erano rettili e anfibi (mammiferi e uccelli non avevano fatto ancora la loro comparsa). Ma i grandi predatori del momento erano i cosiddetti «rettili-mammifero». Variabili per dimensioni e aspetto, questi rettili carnivori, ritenuti da alcuni studiosi a sangue caldo, hanno lasciato orme fossili che nella mostra è possibile toccare con mano.
NOTOSAURO - «Nel periodo chiamato Triassico, 240 milioni di anni fa», racconta Massimo Bernardi, paleontologo e consulente scientifico di Dino & Co., «un altro aspetto della grande estinzione era ormai visibile: il suo ruolo strategico di propellente della diversità biologica. Le molte specie estinte avevano lasciato campo libero alle poche rimaste, che ne avevano approfittato. Questo fu il momento in cui comparve un nuovo gruppo di rettili, destinato a dominare le terre emerse nei milioni di anni a seguire: i dinosauri. Che però non erano soli. Abbiamo in mostra una piccola vertebra di notosauro (un rettile semiacquatico che visse solo in questo periodo, ndr), tuttora oggetto di studio, dalla quale attendiamo ulteriori risultati scientifici. Si tratta di un reperto molto importante per la storia delle Dolomiti, perché fornisce la prima prova della presenza di grandi predatori nell'ecosistema del Triassico inferiore di questa regione».
RESTI IMPORTANTI - Dino & Co. comprende nel proprio racconto anche il periodo seguente, chiamato Giurassico (iniziato circa 190 milioni di anni fa). Per allora, mentre il supercontinente Pangea continuava il proprio smembramento, l'area dolomitica era costituita da vaste piane di marea e lagune costiere. Il clima era caldo e poco diversificato nelle diverse stagioni dell'anno e sulle lunghe spiagge, colonizzate da piante simili a quelle tropicali, marciavano dinosauri. In mare dominavano squali e rettili marini come gli ittiosauri, nei cieli gli pterodattili, mentre comparivano piccoli dinosauri bipedi, dotati di ossa cave e piumaggio: erano gli antenati degli uccelli. «Le Dolomiti vantano dodici giacimenti di orme risalenti al periodo Giurassico», spiega Fabio Massimo Petti, geologo e membro del comitato scientifico della mostra, «che mostrano camminate sia di grandi dinosauri erbivori che di dinosauri carnivori di piccola e media taglia: sul monte Brento, a nord del lago di Garda, è stata individuata una successione di 120 passi: una delle “piste” più lunghe d'Europa, lasciate probabilmente da dinosauri carnivori simili a Dilophosaurus». Oltre ai calchi di questi animali, Dino & Co. presenta al pubblico piccoli tesori come la copia esatta di un Tridentinosaurus (uno dei più antichi vertebrati d'Italia, somigliante nell'aspetto a una lucertola), di cui si sono conservati scheletro, pelle e organi; l'Hylopus, la più antica orma mai rinvenuta nelle Alpi, lasciata da un animale che poggiava solo le estremità delle quattro dita, e persino un fossile di pterosauro masticato e poi sputato da un predatore: resti antichissimi di un pasto indigesto.
Elisabetta Curzel
da:corrieredellasera.it