Si dice che nei pressi di San Candido, nell’Alto Adige, ci siano le rovine di un castello, che in una notte di Capodanno degli anni ’60 andò in fiamme e venne quasi completamente raso al suolo.
Non si hanno delle certezze storiche, ma si sa solo che quando i Carabinieri andarono sul posto trovarono unicamente i corpi dei nuovi proprietari del castello e quelli dei loro amici.
Qualcuno, però, parla di un castello maledetto, secondo un’antica leggenda.Tutto ebbe inizio nel settembre del 1960 quando un importante e benestante avvocato torinese, l’avvocato Esposito, decise con sua moglie di comprare un castello abbandonato da molti anni, vendendo la loro ampia villa a pochi passi da Collegno.
Quando i coniugi Esposito andarono a visitare il castello, la moglie entrò a vedere l’imponente struttura, mentre per un secondo l’avvocato si assentò: sarebbe andato a prenotare la cena in un lussoso ristorante a pochi kilometri dalla nuova residenza.
Lungo la strada che portava al ristorante, una vecchietta si avvicinò all’avvocato chiedondogli se fosse stato lui ad acquistare il castello. Era una donna alta circa 1 metro e 50 cm e con un marcato accento della zona; parlando, rivelò al Signor Esposito che molti anni prima un conte chiamato Benincasa, proprietario del castello, nella notte di Capodanno del 1920, preso da un raptus di follia, aveva ucciso la moglie.
Dopo, Benincasa si era suicidato con una coltellata al cuore e qualcuno sosteneva che il suo spirito tutte le notti di Capodanno si facesse vivo, uccidendo i proprietari e bruciando il castello.
Il Signor Esposito, finito il racconto della vecchietta, scoppiò in una risata e lì per lì non gli diede peso.
Tornato al castello, i due inziarono a sistemare la nuova residenza e poco dopo incominciarono a verificarsi fatti strani.
D’un colpo le finestre si spalancarono, le porte si aprirono misteriosamente e più volte andò via la luce.
In seguito tutto sembrava comunque andare bene; quei fatti strani nel corso dei mesi non accaddero più e questo convinse sempre di più l’avvocato che la narrazione della vecchietta era una vera e propria sciocchezza, solo pura fantasia.
Giunse, però, la notte di Capodanno e accadde l’inimmaginabile.
Sembrava tutto molto tranquillo. I due coniugi avevano invitato i loro amici e conoscenti per il cenone di Capodanno, che si sarebbe dovuto concludere con danze, canti e giochi, ma le cose non si misero per il meglio.
Il dessert, una grande torta a dieci strati, andò misteriosamente rovinato, come anche altri succulenti piatti.
Alla fine, la cena venne preparata di nuovo dai solerti cuochi e le cose parevano andare per il verso giusto: il signor Esposito discuteva con i colleghi avvocati vantandosi delle sue grandi cause vinte, mentre la signora Esposito parlava di cucina con le mogli dell’avvocato Rossi e dell’avvocato Costa; insomma, tutto filava liscio.
Arrivarono i musicisti, il pianista iniziò a suonare una dolce melodia, mentre il coro prese a cantare.
Infine, qualcuno suonò al portone, mentre fuori c’era una tempesta di neve.
Entrò un uomo, che sosteneva di essere un invitato e con molta discrezione si presentò all’avvocato. Toltosi il giaccone, però, non si vedeva niente, come se sotto quel giaccone non ci fosse nessuno. Era lui: lo spirito di Benincasa, che prima si infiltrò nelle cucine, facendo una strage, e poi diede fuoco all’intero castello.
Nessuno riuscì a scappare, fu un vero disastro.
Quella notte, gli abitanti dei paesi confinanti videro un mucchio di fiamme e macerie e di conseguenza vennero avvertite le forze dell’ordine.
I Carabinieri, intervenuti sul posto, indagarono a lungo sull’accaduto, fino a quando misero per iscritto che si trattava di un fatto che non aveva un colpevole né un movente precisi. Da quella notte sempre di più la leggenda del Castello continua a spaventare gli abitanti di San Candido e più nessuno ha voluto comprare il maniero o .. quello che ne resta.
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