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Posts written by Alya*

view post Posted: 21/3/2020, 08:35 Didattica a distanza: alle superiori ormai la fanno quasi tutti. Migliora anche la qualità: 6 su 10 seguono le lezioni dei prof in diretta - NOTIZIE VARIE



Didattica a distanza: alle superiori ormai la fanno quasi tutti. Migliora anche la qualità: 6 su 10 seguono le lezioni dei prof in diretta




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La scuola continua a correre per evitare che l'emergenza coronavirus comprometta l’anno scolastico. Studenti e insegnanti, di settimana in settimana, prendono sempre più confidenza con le varie forme di didattica a distanza. Secondo il nuovo report dell'Osservatorio “Scuola a distanza” di Skuola.net – elaborato intervistando oltre 26mila alunni di medie e superiori – più di 9 ragazzi su 10 svolgono regolarmente lezione da casa. Quasi tutti gli altri stanno partendo in questi giorni. Solo una sparuta minoranza dice di essere ancora in attesa di notizie. E per non far sentire lo stacco si cerca, per quanto possibile, di mantenere una parvenza di normalità: per il 44% le lezioni seguono l'orario adottato in classe e per un altro 30% si svolgono in ordine sparso, ma di mattina. Si può dunque affermare senza tema di smentita che, in meno di un mese, la scuola via web è entrata a pieno regime.

Anche i sistemi adottati dai docenti si fanno via via più evoluti. Negli ultimi sette giorni assistiamo infatti a un'ulteriore diffusione delle piattaforme per fare lezione in video-conferenza (come, ad esempio, G Suite e Microsoft Teams): ormai le usa, in media, più della metà degli alunni (59%), mentre nella precedente rilevazione si fermavano al 46%. Di conseguenza retrocedono le classi virtuali create con il registro elettronico, decisamente più basiche: solo il 27% è costretto a usare questa modalità (-8% in una settimana). Poco più di 1 su 10 - dato in ulteriore calo (dal 16% al 12%) – si limita a un confronto col docente tramite mail, chat e social network.

Stessa cosa per i contenuti della didattica online: la maggioranza degli studenti (56%) ha dei professori che tengono delle lezioni in diretta video. Qui la crescita è notevole, visto che sette giorni fa era solo il 38% ad assistere alle spiegazioni come se fosse in classe. Calano di netto, dunque, gli alunni a cui vengono solamente assegnati compiti da svolgere a distanza e da correggere assieme ai compagni: erano il 44%, oggi sono solamente il 30%. Appena il 14% non può interagire con i docenti ma riceve solo materiali di approfondimento o spiegazioni 'registrate' (anche qui, però, assistiamo a un miglioramento: -4% in una settimana). Insomma l’auspicio del ministero dell’Istruzione, espresso in una dibattuta circolare di qualche giorno fa, in realtà sta prendendo corpo nella prassi: favorire attività di vera didattica evitando la mera assegnazione di approfondimenti o compiti da svolgere in autonomia a distanza.

Va però detto che stiamo parlando di dati medi. Perché c'è un settore che ancora fa fatica a decollare. Sono le scuole medie, dove la didattica a distanza sta procedendo più a rilento. Mentre alle superiori ci si avvicina a una copertura del 100%, tra gli studenti più piccoli la diffusione dello 'smart learning' si ferma all'82%. Tradotto: per circa 1 ragazzo su 5 la scuola, dopo lo stop alla didattica frontale, non è ripartita (perlomeno come avrebbe dovuto). Ma anche laddove i disagi sono stati inferiori si continua ad arrancare: solo il 48% degli studenti delle medie accede quotidianamente alle piattaforme collaborative di ultima generazione (alle superiori sono oltre 6 su 10). Il resto si deve affidare soprattutto al registro elettronico: lo fa più di 1 su 3.

Scuole medie in sofferenza anche per quel che riguarda i programmi. Le video-lezioni raggiungono il 43% degli alunni (alle superiori ci si aggira sempre attorno al 60%). Gli altri si devono accontentare di compiti ed esercizi assegnati a distanza (38%) o di lezioni improvvisate dai singoli insegnanti (19%), comunque senza poterli vedere in video. Su un unico aspetto l'intero sistema viaggia compatto: le valutazioni. Continuano ad aumentare interrogazioni e verifiche: le ha già sostenute il 39% degli studenti intervistati, alle medie come alle superiori (in base al report precedente erano appena il 25%). La valutazione degli studenti a distanza si conferma quindi uno degli aspetti più ostici da tradurre in codici, prassi e consuetudini. Ma con la riapertura delle scuole che sembra allontanarsi e un quadrimestre che era iniziato da poche settimane, prima o poi tutti gli studenti dovranno essere valutati.

Costante, al di là delle apparenze, anche la distanza tra Nord e Sud d'Italia; non tanto sull'effettiva partenza di formule di 'smart learning', quanto sulla gestione delle lezioni. Nel Mezzogiorno stentano ancora a decollare le piattaforme più ricche di strumenti, preferendogli spesso le funzionalità avanzate del registro elettronico; così come il confronto studenti-docenti è poco interattivo e resta limitato allo scambio di esercizi. Quanto basta per non sottovalutare il problema, visto che il 30% degli studenti lamenta ancora disguidi e problemi tecnici che rendono difficoltoso il passaggio dalla didattica frontale a quella 'casalinga'. Senza tuttavia classificare questo ritardo alla voce digital divide: le scuole al Centro-Sud hanno chiuso una settimana dopo e stanno seguendo una curva evolutiva simile a quella che si era osservata nelle regioni coinvolte già nei primi giorni dell’emergenza. È lecito e auspicabile sperare che nella prossima settimana possa proseguire anche qui il trend di miglioramento della qualità della didattica a distanza.

Ultimo capitolo dedicato ai maturandi. La ministra Azzolina ha più volte ribadito che se la didattica a distanza funziona non c’è bisogno di spostare l’esame. E la situazione, a detta degli studenti, non è così disperata. Il 37% di loro è soddisfatto di come procede la preparazione (anche se il merito è attribuito soprattutto allo studio individuale). Il 48%, invece, confessa di essere andato poco avanti con i programmi ma non boccia del tutto il supporto che la scuola gli sta dando. Feedback totalmente negativo solo da parte del 15% dei maturandi: l'8% si sta limitando a ripassare le cose già spiegate in classe, il 7% al momento neanche quello.




www.leggo.it/scuola/news/scuola_di...za-5122868.html
view post Posted: 20/3/2020, 00:08 Tiramisù senza uova - Dolci


Tiramisù senza uova




Per tiramisù senza uova, naturalmente, si intende senza uova nella crema. Infatti nei savoiardi le uova sono presenti. Per ottenere un dolce completamente senza uova dovete utilizzare dei biscotti vegani ma che siano adatti ad assorbire il caffè affinchè il tiramisù mantenga la sua tipica consistenza.

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ESECUZIONE RICETTA FACILE
PREPARAZIONE 20 MIN
LUOGO RIPOSO IN FRIGORIFERO
RIPOSO 3H
PORZIONI 6 PORZIONI


INGREDIENTI
300 g di savoiardi
350 g di mascarpone
300 ml di panna fresca
120 g di zucchero a velo
cacao amaro in polvere
caffè espresso freddo qb

Questa non è la ricetta di un tiramisù vegano ma la ricetta del tiramisù con crema al mascarpone e panna, senza uova. Abbiamo infatti utilizzato i savoiardi che contengono le uova fra gli ingredienti.

La crema di questo tiramisù è soffice e gustosa, per creare una decorazione più originale rispetto al solito vi suggeriamo di utilizzare un sac à poche con una bocchetta liscia e formare dei ciuffi.

Le ricette di questo dolce goloso e molto popolare sono tante, quante la fantasia suggerisce, certo la ricetta più tradizionale resta quella con i savoiardi, le uova nella crema e senza panna. Potremmo considerare ormai un classico anche il nostro Tiramisù cremoso. Molte località si attribuiscono la paternità di questo straordinario dessert, a cui si riconosce una origine probabilmente veneziana o trevigiana.

Il tiramisù è uno dei dolci al cucchiaio più diffusi nel nostro paese ma anche all'estero, se volete provarne una versione nuova, ecco la proposta di tiramisù brownie. Per veri puristi? No, per sperimentatori!

PROCEDURA



Come prima cosa per preparare il tiramisù senza uova occupatevi della creama: montate la panna insieme a metà dello zucchero in una ciotola e ponetela in frigorifero. In un secondo contenitore lavorate a crema il mascarpone con lo zucchero a velo restante.

Incorporate con una spatola la panna montata alla crema di mascarpone in più riprese e con movimento dal basso verso l'alto per non smontare.


Inumidite i savoiardi, uno alla volta, nel caffè espresso che avrete versato in un piatto fondo. Disponeteli all'interno di una teglia rettangolare da 16 x 22 cm circa, ricoprendo l'intera base. Se necessario sagomate i biscotti in modo che non restino angoli o lati vuoti. Trasferite la crema di mascaprone e panna all'interno di un sac à poche con bocchetta liscia da 15 mm e formate dei ciuffi sullo strato di savoiardi.

Ripetete l'operazione indicata nel punto 3. Cospargete con abbondante cacao amaro in polvere e ponete in frigorifero per almeno 3 ore. Trascorso questo tempo potrete servire il vostro tiramisù senza uova.




www.cucchiaio.it/ricetta/tiramisu-senza-uova/
view post Posted: 29/2/2020, 08:35 Ecco perché il Coronavirus non è paragonabile alla Spagnola del 1918 - NOTIZIE VARIE




Ecco perché il Coronavirus non è paragonabile alla Spagnola del 1918



Al momento per il Covid 19 si parla di epidemia e non di pandemia, la diffusione cioè non è ubiquitaria. Il tasso di mortalità arrivò al 20% durante la Grande Guerra, i contagi di oggi registrano invece un 3%



«Il Coronavirus? Può essere l’influenza spagnola del nostro millennio». Al di là della famiglia di appartenenza dei virus, sono in molti, negli ultimi giorni, a essersi sbilanciati paragonando l’epidemia attualmente in corso anche in Italia con quella che, tra il 1918 e il 1920, provocò oltre 100 milioni di decessi in tutto il mondo (quasi 400mila soltanto in Italia). In realtà, sebbene l’infezione che ha sorpreso il Pianeta all’inizio del 2020 sia pienamente in corso, ci sono diversi elementi che lasciano pensare a uno sviluppo diverso. E meno grave, oggi, di quanto non fu invece quella di un secolo fa, che arrivò a infettare oltre mezzo miliardo di persone.

Coronavirus, Ebola, Sars e influenza suina messe a confronto: quale virus si è diffuso e ha ucciso di più

CoVid-19: non è ancora una pandemia

Nel momento in cui scriviamo, CoVid-19 non ha ancora provocato una pandemia. Ovvero: il virus non sta ancora circolando in tutti i Paesi del mondo e c’è da augurarsi che ciò non accada. La prima differenza - sostanziale - è tutta linguistica. Per gli epidemiologi si parla di pandemia quando un agente infettivo è presente e in grado di provocare la malattia collegata in tutti i Paesi del mondo. Quanto al Coronavirus, siamo ancora invece a livello di un’epidemia. Cioè di fronte a un numero di casi di malattia che, vista la diffusione così rapida e circoscritta nello spazio, è sicuramente superiore alla norma. Ma non ancora ubiquitaria. Il CoVid-19 sta infatti circolando in Cina, Corea del Sud, Italia, Giappone, Singapore, Hong Kong, Vietnam, Malesia, Australia, Filippine, Thailandia, Iran, Arabia Saudita, Kuwait, Cambogia, Sri Lanka, Bahrain, Libano, Russia, Spagna, Francia, Belgio, Germania, Gran Bretagna, Svezia e Finlandia. Al momento, vista anche l'elevata contagiosità, nessuno può escludere una diffusione oltre i confini di questi Paesi. Ma tutti gli Stati stanno facendo il possibile per contenere i contagi ed evitare di conseguenza l’evoluzione epidemiologia: da epidemia a pandemia.

La mappa del contagio coronavirus in Italia: tutti i numeri, regioni e città colpite

Letalità (per adesso) differente

Al di là della diffusione, anche la mortalità delle due infezioni è differente. La «spagnola», alla fine, uccise una quota compresa tra il 10 e il 20 per cento degli infetti. Il dato corrispondente relativo al Coronavirus non è definitivo. Ma dai primi studi condotti in Cina sembra comunque non essere superiore al 3 per cento nelle persone sane (il dato è al momento inferiore in tutti gli altri Paesi colpiti) e più alta (fino al 6 per cento) in chi ha già condizioni di salute precarie. Da qui l’importanza di stringere le maglie attorno all’infezione. «Se non ci fossero degli interventi adeguati, la mortalità generale potrebbe aumentare, anche molto», continua a ripetere Gianni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. Con un'azione di forte contenimento sin dall’inizio, la pandemia può invece essere evitata. In Cina, la situazione è sfuggita di mano perché si è intervenuti un mese e mezzo dopo la comparsa della malattia, quando la situazione era già fuori controllo. Laddove si sono manifestati focolai secondari, come in Italia, sono state invece messe in atto le misure che hanno permesso di tenere sotto controllo dei focolai abbastanza importanti.

Come si guarisce dal coronavirus, i metodi utilizzati dalla Cina all'Italia

Diverse le opportunità di assistenza sanitaria

Altra differenza di non poco conto riguarda l’età delle persone colpite. La «spagnola» fece molte vittime soprattutto tra i giovani adulti. Nel 1920, il 92 per cento dei decessi si verificava in soggetti di età inferiore ai 65 anni. Un dato molto diverso da quello attuale, considerando per esempio le morti registrate in Italia. Le vittime del Coronavirus nel nostro Paese, al momento, sono tutte over 70 a eccezione di due, 68 e 62 anni, che partivano però da condizioni di salute già piuttosto compromesse. Il «target» appare dunque differente, anche se occorre tenere presente che un secolo più tardi la prospettiva di vita è di gran lunga superiore (i 65enni del 1920 erano gli 80enni di oggi) e non erano disponibili i reparti di terapia intensiva per assistere i pazienti in condizioni più gravi.

Coronavirus, Burioni: "Come previsto il virus è arrivato, c'è solo un modo per bloccarlo"



www.lastampa.it/salute/2020/02/25/...1918-1.38514613
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