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Posts written by dani@la

view post Posted: 30/3/2024, 00:45 Costretta a chiedere l'elemosina in strada, la brutale aggressione perché «guadagnava poco». Mendicante salvata dai passanti - NOTIZIE VARIE



Costretta a chiedere l'elemosina in strada, la brutale aggressione perché «guadagnava poco». Mendicante salvata dai passanti

Donne ridotte in schiavitù a Bologna, la denuncia partita da due giovani sorelle rumene portate in Italia con la falsa promessa di un lavoro

VIDEO CHOC DELLA "BESTIA" MALEDETTA


Ridotte in schiavitù, costrette a chiedere l'elemosina in strada, sotto ai portici di Bologna, e picchiate con ferocia inaudita se non gudagnavano abbastanza. La denuncia, partita da parte di due giovani sorelle rumene, ha portato all'arresto di due loro connazionali ritenuti responsabili di tratta di esseri umani e riduzione in schiavitù. A documentare le violenze subite, i video raccolti dalla Polizia di Stato.
La denuncia

Le due giovani sorelle rumene, oramai esauste, hanno deciso di ribellarsi ai loro aguzzini e nella denuncia hanno riferito di essere state reclutate nel 2019 da due loro connazionali in Romania, con la promessa di trasferirsi in Italia per svolgere il lavoro di domestiche. Una volta giunte a Bologna le due vittime si sono rese tuttavia conto delle false promesse di lavoro ricevute, in quanto sono state obbligate dai loro connazionali a svolgere attività di accattonaggio nelle strade prevalentemente del centro cittadino e a consegnare giornalmente il provento dell’intera attività.
In varie occasioni, a causa di un guadagno ritenuto inadeguato, le giovani donne sono state violentemente malmenate e minacciate di ripercussioni nei confronti dei loro familiari residenti in Romania.

Il video

Nel corso delle indagini gli investigatori della Squadra Mobile si sono imbattuti in una terza vittima rumena che in un’occasione è stata violentemente malmenata da uno dei due indagati, come emerge chiaramente dal video trasmesso con il presente comunicato. La vittima ha riferito anche lei di essere giunta in Italia da alcuni anni con la speranza di un lavoro onesto, a causa il suo stato totale di indigenza, ma, una volta arrivata, di essere stata costretta dai due indagati a svolgere attività di accattonaggio, cedendo loro il denaro ricevuto. Preziosa ai fini dell’indagine è stata altresì la testimonianza di una donna italiana che, in alcune occasioni, ha avuto modo di vedere una delle vittime con inequivocabili segni visibili delle percosse subite.



www.leggo.it/italia/cronache/elemo...24-8025302.html
view post Posted: 29/3/2024, 00:35 Ilaria Salis resta in carcere: niente domiciliari, in aula ancora in catene. Minacce agli amici: «Ti spacco la testa» - NOTIZIE VARIE



Ilaria Salis resta in carcere: niente domiciliari, in aula ancora in catene. Minacce agli amici: «Ti spacco la testa»

Nulla è cambiato dall'udienza di due mesi fa: la detenuta italiana continua ad essere portata al processo in catene

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Manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie e una catena tirata da un agente come un guinzaglio esattamente come accaduto nell'udienza del 29 gennaio. È entrata così in aula Ilaria Salis, la 39enne docente milanese da 13 mesi in carcere a Budapest con l'accusa di aver aggredito tre militanti di estrema destra. Nulla è cambiato dunque dall'udienza di due mesi fa: la detenuta italiana continua ad essere portata al processo in catene, come se le polemiche delle ultime settimane non siano mai avvenute.

Ilaria Salis resta in carcere

Ilaria Salis resta in cella: il tribunale di Budapest ha respinto infatti la richiesta di passare ai domiciliari in Ungheria presentata dai legali della trentanovenne in carcere da 13 mesi con l'accusa di aver aggredito due esponenti di estrema destra. «Le circostanze non sono cambiate», ha detto il giudice Jozsef Sós aggiungendo che «esiste sempre il pericolo di fuga». Roberto Salis, il padre di Ilaria, è uscito dall'aula. subito dopo che il giudice ha reso nota la sua decisione.
«Autorizzo la stampa a usare le mie foto»

In una lettera scritta a mano e consegnata ai suoi legali, Ilaria Salis autorizza la stampa italiana a pubblicare le sue foto con le manette ai polsi e le catene. "Io sottoscritta Ilaria Salis, nata a Milano il 17 giugno 1984 - si legge -, autorizzo la stampa italiana a pubblicare immagini che mi ritraggono con le manette e tutte le catene che eventualmente decideranno di mettermi in occasione dell'udienza del 28 marzo 2024". Anche nell'udienza di oggi la docente detenuta a Budapest è comparsa con le manette e le catene.

Minacce agli amici di Ilaria

E la situazione non è migliore fuori dal tribunale, dove il gruppo di legali e amici di Ilaria Salis, al loro arrivo, si è sentito apostrofare da un gruppo di estremisti di destra: «Stai zitto o ti spacco la testa», le loro parole all'indirizzo degli amici di Ilaria in tribunale a Budapest, dove oggi è prevista la seconda udienza del processo per l'attivista milanese.

FOTO



«Ci aspettavano e ci hanno insultato e minacciato in ungherese» ha detto l'avvocato Eugenio Losco. «Ci hanno fatto delle riprese con i telefonini, ci hanno ripreso e il nostro traduttore ci ha detto che ci stavano minacciando», ha proseguito Losco. Del gruppo di una quindicina di persone italiane minacciate faceva parte anche Zerocalcare, oltre a esponenti di Giuristi democratici.
Si allungano i tempi del processo

Per problemi tecnici, si sono allungati i tempi nel processo in corso a Budapest nei confronti di Ilaria Salis e il giudice Jozsef Sòs ha quindi deciso di non ascoltare una delle vittime e i due testimoni previsti per oggi.
Si passerà quindi solo ad ascoltare Ilaria Salis e poi alla decisione sulla richiesta dei domiciliari. È stata fissata inoltre al 24 maggio la prossima udienza.

La rabbia di Roberto Salis

La decisione di respingere i domiciliari per Ilaria Salis è stata «l'ennesima prova di forza del governo Orban»: così ha detto Roberto Salis, il padre della donna in carcere da oltre un anno in Ungheria. «Un po' me lo aspettavo - ha aggiunto - Ilaria qui è considerata un grande pericolo». «I nostri ministri non hanno fatto una bella figura e il governo italiano dovrebbe fare un esame di coscienza». «Le catene non dipendono dal giudice ma dal sistema carcerario e quindi esecutivo e il governo italiano può e deve fare qualcosa perché mia figlia non sia trattata come un cane» ha aggiunto.

«Mi pare palese - ha aggiunto Salis - che ci sia una posizione del governo ungherese di infischiarsene delle direttive europee e questo leva anche un po' il velo sulle responsabilità del governo italiano» dato che «il governo ungherese ha deciso di perpetrare questo atteggiamento inaccettabile per uno Stato che appartiene all'Unione europea». «I nostri ministri non hanno fatto bella figura. Nordio - ha ricordato - ci aveva accusato di aver perso tempo ma non è cambiato nulla. Per cui c'è da convivere con la giustizia ungherese, con le istituzioni italiane. Ci dobbiamo aspettare che ci sia una protesta contro l'immobilismo italiano», ha concluso.

«Non penso che in Ungheria ci possa essere un trattamento diverso da quello che abbiamo visto e penso che questo sia assolutamente inaccettabile per l'ItalIa. Resterà in carcere chissà ancora per quanto, può l'italia accettare questo trattamento? Assolutamente no», ha detto l'avvocato Eugenio Losco.


www.leggo.it/esteri/news/ilaria_sa...24-8023052.html
view post Posted: 28/3/2024, 00:40 Donna tenta il suicidio dal sesto piano, salvata dal vigile del fuoco che si cala dall'alto e dal carabiniere che spunta dalla finestra - NOTIZIE VARIE



Donna tenta il suicidio dal sesto piano, salvata dal vigile del fuoco che si cala dall'alto e dal carabiniere che spunta dalla finestra

Il video del salvataggio diventato virale sui social

VIDEO CHOC



Un salvataggio drammatico e commovente, diventato rapidamente virale sui social media, quello avvenuto nei giorni scorsi a Massafra (Taranto). Una donna di circa 50 anni, in preda alla disperazione, ha rischiato di compiere un gesto estremo sabato 23 marzo, tentando il suicidio provando a lanciarsi dal sesto piano di un edificio nel quartiere Belvedere. Le immagini circolate mostrano momenti di intensa angoscia e coraggio, in cui l'intervento tempestivo di un vigile del fuoco e di un carabiniere ha scongiurato una tragedia.
Il salvataggio

La donna, inizialmente seduta sulla ringhiera, viene spinta verso l'interno del balcone da un vigile del fuoco. Nonostante ciò, tenta nuovamente di raggiungere il parapetto, usando una sedia per risalire, momento in cui un carabiniere, intervenuto dalla porta-finestra adiacente, la blocca definitivamente, evitando il peggio. Al salvataggio hanno contribuito anche i parenti della donna, che hanno tentato di dissuaderla, e il sindaco della città, arrivato sul posto per dare supporto.



www.leggo.it/italia/cronache/donna...html?refresh_ce
view post Posted: 27/3/2024, 00:45 Alessia Pifferi, indagate altre due psicologhe: ecco come hanno manipolato i test per farle ottenere la perizia psichiatrica - NOTIZIE VARIE



Alessia Pifferi, indagate altre due psicologhe: ecco come hanno manipolato i test per farle ottenere la perizia psichiatrica

La mamma che nel luglio 2022 lasciò morire di stenti la figlia Diana rischia l'ergastolo. Il filone bis ha 5 indagati per falso e favoreggiamento

VIDEO E FOTO


Si allarga il fronte dell'inchiesta bis sul caso Alessia Pifferi, la mamma che nel luglio 2022 lasciò morire di stenti la figlia Diana nel suo appartamento a Ponte Lambro, Milano. Mentre il processo contro Pifferi, che rischia l'ergastolo, volge al termine, il filone parallelo che vede accusate le sue psicologhe per falso e favoreggiamento ha due nuove indagate, altre due professioniste che lavorano nel carcere di San Vittore.

Gli avvisi di garanzia alle due donne sono arrivati tra il pomeriggio e la sera di lunedì 25 marzo, l'interrogatorio è fissato per il 4 aprile. Una alterna il lavoro all’Asst Santi Paolo e Carlo alle ore di servizio nella casa circondariale, l'altra è esterna al carcere ma lavora per la stessa azienda sanitaria della collega. Gli indagati, in totale sono 5: oltre alle 4 psicologhe che avrebbero manipolato Alessia Pifferi per farle ottenera la perizia psichiatrica, c'è anche Alessia Pontenani, la sua avvocata.
Come le psicologhe hanno manipolato il test di Wais

La psicologa che lavora tra l'Asst Santi Paolo e Carlo e San Vittore avrebbe predisposto "i relativi protocolli con i 'punteggi già inseriti'" nella somministrazione del "test di Wais" che servì, secondo l'accusa, per segnalare un grave deficit cognitivo della 38enne e per farle ottenere la perizia psichiatrica. Perizia che, poi, nel processo in corso ha stabilito che l'imputata, quando lasciò morire di fame e di sete la figlia Diana di quasi un anno e mezzo, era capace di intendere e volere.

La psicologa avrebbe preso parte a quel test, che per il pm e i suoi consulenti non poteva essere effettuato e non aveva valenza scientifica (stesse considerazioni del perito nel processo). E avrebbe redatto, assieme all'altra (non presente al test), la "relazione del 3 maggio 2023".
Relazione, però, "materialmente" firmata, poi, da un'altra delle due professioniste già indagate, come emerso nei mesi scorsi. Una relazione che, tra l'altro, sarebbe stata anche modificata e revisionata rispetto alla "versione originaria", pure "'cambiando' alcuni grafici".

La relazione sul test di Wais, si legge ancora negli atti, è stata firmata anche dall'altra psicologa già indagata da tempo, la quale, però, "era assente anche in occasione della somministrazione del test". L'altra collega, poi, "senza aver partecipato alla materiale somministrazione" e basandosi "anche su quanto riferitole verbalmente" dall'altra, scrive il pm, "in ordine ai contenuti dei colloqui intrattenuti" con Pifferi "contribuiva a redigere la relazione del 3.5.2023, pure modificando e revisionando la versione originaria nonché 'cambiando' alcuni grafici".
I gravi deficit inesistenti

Le quattro psicologhe e l'avvocatessa avrebbero così attestato che Pifferi "aveva un quoziente intellettivo pari a 40 e quindi un 'deficit grave, al limite inferiore di questo livello (pertanto tra grave e gravissimo)'". Gli esiti del test, scrive il pm, "erano incompatibili con le caratteristiche psichiche effettive della detenuta, per come emergenti anche dagli stessi colloqui intercorsi in carcere", colloqui "anch'essi falsamente annotati nel diario clinico, con riferimento ai presupposti del 'monitoraggio' a cui la Pifferi veniva sottoposta, in realtà inesistenti giacché la donna non era un soggetto a rischio di atti anticonservativi".

Due delle psicologhe, in particolare, avrebbero portato avanti una "vera e propria attività di consulenza difensiva", mentre l'imputata era "lucida" e "determinata". E hanno lavorato per fornire "una base documentale che le permettesse di richiedere e ottenere in giudizio, eventualmente con il filtro di un'ulteriore consulenza di parte, la tanto agognata perizia psichiatrica".



www.leggo.it/italia/milano/alessia...24-8019027.html
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