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RICARICARE LE BATTERIE CON I BATTERI

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view post Posted on 12/7/2014, 17:21
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studio spagnolo-italiano



Ricaricare uno smartphone utilizzando i batteri del suolo

Il progetto Abu (Acumulador electrico universal) cui collabora anche un italiano: da un rivoluzionario sistema per trattare le acque reflue un modo per decontaminare il suolo sfruttando l’elettricità. E ricavare energia


Potremo ricaricare gli smartphone utilizzando i batteri presenti nelle acque sporche. L'annuncio è stato dato dal professor Abraham Esteve Núñez al Forum mondiale dedicato alle ecotecnologie per il recupero delle acque reflue, in corso a Verona. Esteve, professore di Ingegneria chimica a Madrid, sta studiando, assieme al suo gruppo di ricerca di cui fa parte anche uno scienziato italiano, Tristano Bacchetti, la bioelettrogenesi, cioè i processi di produzione di elettricità che hanno origine dai Geobacter presenti nelle acque reflue. Il progetto si chiama Abu (Acumulador Bioelectrico Universal).






I batteri, le acque reflue, gli elettroni

«I batteri – spiega Esteve – vengono utilizzati per degradare la materia organica presente nelle acque reflue: si tratta di un processo naturale, attraverso il quale ossidano la materia e allo stesso tempo liberano elettroni». Un processo sconosciuto? No, ultranoto. «Esattamente ciò che avviene dentro di noi quando ci nutriamo – chiarisce il professore spagnolo – Mangiamo la caponata o la pizza, che sono il nostro carburante, le trasformiamo, produciamo energia ed elettroni che si legano all’ossigeno».




Dalla decontaminazione alla produzione di energia

I risultati ottenuti nei laboratori dell’istituto Imdea Agua, associato all’università di Alcalà, sono confermati dalle applicazioni pratiche che il gruppo di studio sta sviluppando alla fondazione Centa di Carrion de los Cespedes, vicino a Siviglia. Ma la cosa interessante è che lo stesso principio vale anche per il suolo: nella terra sono presenti e agiscono gli stessi batteri: «Il che significa – conferma Esteve – che possiamo lavorare alla decontaminazione dei suoli utilizzando modalità simili e che, quindi, nel sottosuolo c’è un sacco di energia». Gli esperimenti avviati su suoli inquinati da diesel e atrazina hanno dato buoni risultati. Il problema per quanto riguarda la bioelettricità, invece, riguarda il voltaggio: «Essendo di origine naturale – chiarisce Esteve – arriva al massimo a 1,5 volt. Poco, ma sufficiente per caricare batterie, ed in più si tratta di energia pulita e disponibile 24 ore su 24». E pure gratuita. Per questo, attraverso lo spinoff Nanoelectra, il professor Esteve, sta cercando di mettere a punto applicazioni in grado di avere un interesse e uno sviluppo industriale: di qui il progetto Abu. «Abu - spiega Esteve - non solo raccoglie e accumula energia, ma anche la libera ad un voltaggio adatto per il consumo, cioè a 5 volt, in uscita dalla porta USB. Ovviamente – immagina Esteve – in Europa questo non ha grande utilità perché una presa elettrica la troviamo sempre, ma immaginiamo luoghi in cui non c’è corrente, magari in mezzo alle foreste. Lì a qualcosa potrebbe servire».

da:corriere.it
 
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view post Posted on 12/7/2014, 19:07
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fortissimi....
 
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view post Posted on 12/7/2014, 19:15
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AMICIZIA...PECCATO SIA SULLA BOCCA DI TUTTI...MA NEL CUORE DI POCHI

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waoooowwwwww.....
 
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view post Posted on 14/7/2014, 15:35
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fortiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii :58:
 
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