YAQUI

I vulcani di fango

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view post Posted on 30/7/2013, 19:57
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Un vulcano di fango è una piccola collina, alta da pochi decimetri a parecchi metri, che erutta argilla, rammollita dall'acqua, unita a sostanze saline come acque salso-bromo-iodiche, ed anche metano e idrocarburi (bitume).

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Vulcano di fango a Berca Buzău in Romania



In Italia il vulcano di fango è presente in due forme: la maccaluba o macaluba in siciliano; la salinella o salsa. Le cause geologiche che li originano sono dissimili, ma morfologicamente si presentano in modo simile.
La genesi dei fanghi è da attribuire alla risalita di acqua e gas sotto pressione attraverso discontinuità strutturali in formazioni argillose o attraverso vere e proprie faglie.
Quando i vulcani di fango si trovano presso un vulcano di lava, in generale emettono anidride carbonica (CO2); questo perché il metano primordiale reagisce con l'ossigeno.
La loro formazione, in genere, non è legata ad un'attività vulcanica secondaria, ma ad un particolare fenomeno che per somiglianza viene definito vulcanesimo sedimentario; le salinelle di Paternò e di Belpasso, in provincia di Catania, fanno eccezione perché sono legate a veri fenomeni vulcanici.

Nel mondo sono un fenomeno relativamente comune, infatti, si contano circa 1.100 vulcani di fango ed è stato stimato che ne possano esistere oltre 10.000 casi su scarpate continentali e piani abissali. Si pensa che siano anche presenti sul pianeta Marte. Nei pressi dei vulcani di fango la terra è generalmente sterile ma in molti casi si rinvengono delle specie vegetali alofite.

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Vulcani di fango a Baratang, Andaman Islands in India



Tipi

Grifone: a forma di cono dai fianchi scoscesi inferiore a 3 metri che emette fango (maccaluba in siciliano)
Cono di fango: cono un'altezza massima di 10 metri che emette fango e frammenti di roccia (non presenti in Italia)
Cono di scorie: cono formato da riscaldamento di depositi di fango durante gli incendi (non presenti in Italia)
Salse: piscine ad acqua dominante, con infiltrazioni di gas (barboj in Emilia)
Primavera: dominati dalla presenza prevalente di acqua con altezza inferiore a 0,5 metri
Scudo di fango

Distribuzione dei vulcani di fango

Europa

In Europa questo fenomeno geologico è generalmente poco presente, però se ne trovano diversi sulla penisola di Taman in Russia, la penisola di Kerch nel sud-est dell'Ucraina e in Italia.

Siti italiani

Abruzzo

Nel comune di Pineto, con il nome di Cenerone Vulcanello.

Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna fenomeni simili sono chiamati salse, bollitori, vulcanetti di fango o barboj (borbottio).Nella regione questi fenomeni geologici sono presenti a Nirano a Sud di Modena ed a Regnano vicino a Viano (RE).
Sono importanti i vulcani di fango che si trovano nella Riserva Naturale Salse di Nirano, a sud di Modena. Questi vulcani di fango sono allineati lungo l'Appennino settentrionale e sono collegati a strutture profonde, attraverso faglie geologiche remote (thrust). Alcuni vulcani di fango in Emilia emettono elio.
Queste manifestazioni eruttive si manifestano anche per circa un ettaro in località Ca' il Salso (presso Rivalta di Lesignano), a 320 m s.l.m.; con tre centri noti di eruzione, il più grande dei quali è ai lati della strada comunale che porta a Rivalta. Essendo quest'area oggetto di fenomeni di antropizzazione, c'è un'ipotesi di un progetto di creazione di un'area di riserva naturale di tipo geologico, in modo tale che sottraendo questi terreni all'uso agricolo si potrebbe favorire, nel tempo, la nascita di nuovi vulcanelli qui chiamati borboj.

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Un cono di un vulcano di fango a Glenblair in California



Marche

Nei comuni di Montegiorgio (con il nome di Sdrao), Falerone, Montappone, Rotella e Offida.

Campania

Nella regione Campania vicino a Benevento, vi sono i vulcani di fango più attivi, conosciuti come le Bolle di Malvizza (Castelfranco in Miscano).
Calabria [modifica]
In località San Sisto a Montalto Uffugo in provincia di Cosenza in Calabria, se ne conoscono alcuni che però sono da circa 30 anni inattivi.

Sicilia

I siti siciliani sono tre:
In provincia di Agrigento:
Macalube di Aragona
In provincia di Caltanissetta:
Macalube di Terrapelata
In provincia di Catania:
Salinelle dei Cappuccini o dello Stadio (Paternò).
Salinelle del Fiume (Paternò).
Salinelle di San Biagio o del Vallone salato (Belpasso)

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Yagrumito: Vulcani di fango a Monagas in Venezuela



Storia e leggenda

Il nome macalube (o, secondo alcune versioni, maccalube) deriva dall'arabo maqlùb, che significa ribaltamento.
L'Occhiu di Macalubi (appellativo locale della zona di Aragona) ha da sempre esercitato un grosso fascino sulla popolazione locale e sui viaggiatori stranieri.
Le più antiche descrizioni dell'area si debbono a Platone, Aristotele, Diodoro Siculo e Plinio il Vecchio. In epoca romana il fango sgorgante dal terreno veniva utilizzato per cure reumatiche e di bellezza.

Nel corso dei secoli il luogo ha ispirato numerose leggende: secondo una di queste i fenomeni eruttivi dell'area sarebbero iniziati nel 1087 a seguito di una sanguinosa battaglia fra arabi e normanni: il liquido grigiastro sospinto dall'attività eruttiva fu così ribattezzato sangu di li saracini (il sangue dei saraceni).
Un'altra leggenda vuole che un tempo nell'area sorgesse una città, e che, un giorno, a causa di un'offesa fatta alla divinità locale, la città fosse stata sprofondata nelle viscere della terra. Guy De Maupassant, giunto nel sito durante un viaggio in Sicilia nel 1885, descrisse i vulcanelli di fango come pustole di una terribile malattia della natura.

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Vulcani di fango a Baku, Qobustan in Azerbaigian



Provincia di Agrigento

In provincia di Agrigento vi è la Riserva naturale integrale Macalube di Aragona: si tratta di una riserva naturale regionale della Sicilia, situata 4 km a SO di Aragona e 15 km a N di Agrigento, che comprende un vasto territorio argilloso caratterizzato dalla presenza di fenomeni eruttivi: le maccalube, appunto.

Provincia di Caltanissetta

Le maccalube sono presenti anche nel territorio di Caltanissetta in contrada Terrapelata; territorio che proprio da esse prende il nome (terra pelata o brulla). La zona interessata da questo fenomeno di vulcanismo di tipo sedimentario, si trova nelle immediate vicinanze della Riserva naturale orientata Monte Capodarso e Valle dell'Imera Meridionale proprio in mezzo alle famose miniere di zolfo di Caltanissetta.

Provincia di Catania

I vulcani di fango etnei di Paternò e di Belpasso sono invece dovuti a degassamento di origine magmatico, la cui via di risalita sarebbe costituita da antichi condotti magmatici.

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Due vulcani di fango nella Penisola di Taman Stanitsa



Aspetti geologici

Maccalube

I vulcanelli sono il frutto di un raro fenomeno geologico definito vulcanesimo sedimentario.
Il fenomeno è legato alla presenza di terreni argillosi poco consistenti, intercalati da livelli di acqua salmastra, che sovrastano bolle di gas metano sottoposto ad una certa pressione. Il gas, attraverso discontinuità del terreno, affiora in superficie trascinando con sé sedimenti argillosi ed acqua, che danno luogo ad un cono di fango, la cui sommità è del tutto simile ad un cratere vulcanico. Il fenomeno assume talora carattere esplosivo, con espulsione di materiale argilloso misto a gas ed acqua scagliato a notevole altezza.

Le maccalube sono importanti emissioni di gas naturale che si originano in seguito a diapirismo, processo fisico che porta in superficie fluidi (gas ed acqua) e materiale sedimentario non consolidato. La migrazione del gas e del fango segue linee di risalita attraverso strutture geologiche strutturalmente più deboli. L'innesco della risalita ha origine nell'effetto combinato della spinta di galleggiamento dei sedimenti sepolti e dalla pressione interstiziale dei fluidi degli stessi sedimenti. La spinta di galleggiamento è legata alla quantità di gas prodotti dalla sostanza organica in essi dispersa, che non ha avuto altra via di fuga, rimanendo intrappolata in materiale a densità superiore sovrastante.

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Processi tettonici fanno aumentare la pressione interstiziale fino al superamento della pressione di intrappolamento (litostatica). A seguito di ciò il materiale sepolto non consolidato risale fino alla superficie, dando origine a vere e proprie fontane di fango o maccalube.
Nel caso delle maccalube di Terrapelata prevale la componente gassosa con oltre il 95% di metano venendo meno la presenza, se non in quantità trascurabili, dell'acqua salmastra e di fango.
L'11 agosto 2008 a Terrapelata, in provincia di Caltanissetta, è avvenuto un fenomeno eruttivo molto ben documentato, con fenomeni di tipo parossistico con emissione di grandi quantità di materiale sedimentario di natura prevalentemente argillosa. Il luogo di emissione dei fluidi ha coinciso con una zona periferica (corona) di un movimento franoso: il fenomeno parossistico è spiegato dalla relazione esistente fra due fenomeni geologici: vulcanismo o vulcanesimo sedimentario ed il fenomeno di cedimento del versante.

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Salinelle

Nelle Salinelle dei Cappuccini la via di risalita del fango sarebbe stata individuata in un condotto magmatico, lo stesso che ha portato in superficie le lave che costituiscono oggi la collinetta ove esse ricadono. Una perforazione eseguita nel 1958 nell'area delle salinelle per la ricerca di idrocarburi ha mostrato una stratigrafia costituita da lave bollose ricche di pirite fino alla profondità di 400 metri.

Dato l'esiguo spessore delle colate laviche affioranti nella zona non può che trattarsi quindi di un condotto magmatico probabilmente coevo di quello che ha dato origine alla collina storica di Paternò, le cui datazioni assolute indicano una età di circa 200.000 anni.
Lo studio geochimico comparativo fra le acque delle salinelle e quelle di falda farebbe ritenere le prime delle acque fossili, verosimilmente contenute nelle sottostanti formazioni mioceniche. Si osservano infatti, contenuti in cloro ed alcali superiori a quelli presenti nelle acque marine, mentre i solfati, caratteristici delle acque di falda, sono quasi del tutto assenti. L'analisi dei rapporti caratteristici di alcuni elementi e di quelli presenti in tracce portano alla medesima conclusione.

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La temperatura delle acque fangose emesse varia fra 16 e 18 °C e solo in alcune fasi parossistiche (1866, 1879 e 1954) sono state registrate temperature comprese fra 46 e 49 °C. In quelle occasioni sono state osservate colonne di acqua fangosa alte fino a 1,5 m.
Dagli studi effettuati dal secolo scorso ad oggi è spesso emersa una stretta correlazione tra alcuni eventi sismici della Sicilia orientale, le fasi parossistiche delle "Salinelle" e la variazione anomala della concentrazione dei principali gas emessi.

In particolare sono state registrate delle variazioni anomale nell'emissione di elio, tipico precursore geochimico dei terremoti, e di metano in occasione del terremoto di Carlentini del 13 dicembre 1990 (epicentro distante 50 km, magnitudo 5.1).
A partire dal 1999 è stata osservata un'intensa attività eruttiva che ha quasi sempre preceduto, di qualche mese, le eruzioni vulcaniche dell'Etna (1999, 2001, 2002, 2004 e 2006). In queste occasioni sono stati eruttati notevoli quantità di fango caldo (30-40 °C), che hanno creato, nell'estate 2006, ingenti danni ai vicini agrumeti.

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Romania
Vulcani di fango piuttosto noti sono vicini Berca nel provincia di Buzău in Romania, vicino alle montagne dei Carpazi.


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view post Posted on 30/7/2013, 20:31
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AMICIZIA...PECCATO SIA SULLA BOCCA DI TUTTI...MA NEL CUORE DI POCHI

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mamma mia......sai che me ricordano le sabbie mobili????....me fanno un pò impressione... :( :( :(
 
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