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Il buco nell'ozono si è richiuso

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view post Posted on 8/1/2021, 15:03

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Un’annata da record negativo quella del buco di ozono sopra l’Antartide nel 2020. L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) ha precisato che nel momento di massima distruzione l’area ha raggiunto un’estensione di 24,8 milioni di chilometri quadrati interessando quasi l’intero continente bianco. Questo picco distruttivo si raggiungeva il 20 settembre 2020 crescendo rapidamente a partire dalla metà d’agosto. Alla fine di dicembre, comunque, il buco si è richiuso come avviene alla fine della stagione primaverile nell’emisfero Sud che dura in media da agosto ad ottobre. Invece nell’annata appena terminata è andato oltre raggiungendo appunto il record nella permanenza oltre ad essere stato anche uno dei più estesi e profondi da quando si controlla e si misura la situazione negli ultimi quarant’anni.
Il risultato è in contrasto con la stagione precedente del 2019 quando il buco era stato più piccolo nelle dimensioni e con una permanenza minore. «Proprio le ultime due annate dimostrano l’eccezionale variabilità del fenomeno aiutandoci a capire le cause che lo determinano» precisa Oksana Tarasova a capo delle Atmospheric Environment Research Division dell’OMM. La distruzione dell’ozono è direttamente legata alla temperatura della stratosfera che è lo strato atmosferico tra i 10 e 50 chilometri di altezza. Qui la formazione di nubi stratosferiche che rivelano una notevole importanza nella distruzione del prezioso gas, si formano soltanto ad una temperatura inferiore a meno 78 gradi centigradi. Le nubi contengono dei cristalli di ghiaccio che possono favorire la distruzione appena l’arrivo della maggior luce solare della stagione innesca reazioni chimiche tra i componenti, i famosi clorofluorocarburi immessi dall’attività umana. Questa è la principale ragione per cui il buco nell’ozono si manifesta solo tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.
Quando, poi, la temperatura nella stratosfera inizia a salire con la stagione più calda il vortice polare che circola sul polo inizia a indebolirsi fino a interrompersi e il buco inizia a ricucirsi per chiudersi in dicembre ripristinando una condizione normale. Però nel 2020 il vortice polare freddo è rimasto più stabile della norma mantenendo le temperature basse dello strato di ozono più a lungo sopra l’Antartide impedendo l’arrivo di aria più calda. Il cattivo risultato è che la concentrazione dell’ozono tra i 20 e 25 chilometri di quota ha raggiunto un valore di 94 Dobson che è l’unità di misura con cui si valuta la sua presenza. Il dato corrisponde ad un terzo dei valori normali. Il valore più basso misurato nel periodo tra il 1986 e il1997 si era raggiunto nell’ottobre 1993 ed era stato di 89 Dobson. Per fare un confronto, nel 1970 il valore minimo era stato di 300 Dobson.
Dopo il Protocollo di Montreal nel 1987 che ha stabilito una progressiva diminuzione nell’immissione dei gas nocivi per l’ozono, la situazione ha iniziato a migliorare ma con tempi molto lunghi perché la persistenza dei gas nocivi non è facile da eliminare. Inoltre i tempi sono variabili perché una condizione climatica avversa come quella del 2020 può favorire ancora seri danni. Tuttavia, secondo gli esperti dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, l’andamento e il recupero è positivo e si prevede un potenziale ritorno dei valori normali dell’ozono nella stagione critica per il 2060.

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view post Posted on 8/1/2021, 19:08
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